Di seguito una selezione di luoghi immersi nella natura dove poter effetuare dei photo trekking molto interessanti! Scegliete quello (o anche più di uno) che più vi colpisce e contattateci per un preventivo! 

Norchia (Viterbo) – Norchia è nota principalmente come sito etrusco, piuttosto che come insediamento medievale (detto il Castellaccio di Norchia o, anticamente, Orcla). Sorge in un luogo solitario e selvaggio, in epoca romana connesso alla via Clodia, lungo le forre scavate dal fosso Pile e dal torrente Biedano. In epoca etrusca vi venne realizzata una grandiosa necropoli con tombe monumentali a dado tra le meglio conservate della Tuscia. Il sito medievale di Orcla appare per la prima volta in un documento del Regesto Farfense del 775 secondo il quale l’insediamento sorgeva al confine fra la Tuscia romana e quella Longobarda. Per la sua posizione strategica Norchia subì numerosi assedi e distruzioni. Riedificata nel 1364, appare nel XV secolo già pressoché abbandonata. Oggi è una meta ideale per chi ama la profonda unione tra archeologia e natura.
Passeggiata poco faticosa e adatta anche a chi non pratica normalmente l’escursionismo.

La Selva del Lamone (Farnese) –La Selva del Lamone, al confine tra Lazio e Toscana, oggi dichiarata Riserva Naturale, è uno dei boschi più selvaggi e solitari d’Italia. Rifugio sicuro per briganti e malfattori nei secoli passati, presenta al suo interno numerose formazioni rocciose di origine vulcanica, le cosiddette murge (di cui quella chiamata Rosa Crepante è certamente la più spettacolare), ammassi di pietre sparse, vomitate dal cratere che oggi ospita il lago di Mezzano oltre 50.000 anni fa e colonizzate da una vegetazione folta e intricata, che da vita a un ambiente davvero unico, anche grazie all’umidità che si trattiene tra le rocce. Offre infinite possibilità fotografiche, soprattutto per quanto riguarda la macrofotografia.

La Capitale scomparsa (Ischia di Castro) – Collocato a picco sulla valle dell’Olpeta, il sito di Castro è uno dei più affascinanti misteri della Tuscia. La via Clodia, proveniente da Tuscania, scendeva nella forra grazie ad una splendida via cava, detta Cava Buia, poi traversava l’Olpeta su un ponte, oggi crollato, e risaliva sul pianoro attraversando questo insediamento che dovette dunque avere una certa importanza. La passeggiata prevede la visita al sito di Castro e alla valle dell’Olpeta.
Poco faticosa, senza praticamente dislivelli, anche se di chilometraggio importante (circa 10 km) la passeggiata è adatta a escursionisti anche poco esperti.

Sorgenti della Nova – Proprio sul confine tra il Lazio e la Toscana, all’interno della Riserva Naturale della Selva del Lamone, si trova un angolo di natura di grandissimo fascino e interesse: le sorgenti della Nova, che grazie alla loro ricchezza d’acqua (e all’inaccessibilità del sito) hanno portato alla nascita di un insediamento sul pianoro soprastante già dall’età del Bronzo, insediamento che è sopravvissuto sino all’età medievale, prima di essere definitivamente abbandonato. I Villanoviani, secondo molti archeologi gli antenati degli Etruschi, ebbero qui uno dei loro insediamenti principali, con circa 1500 abitanti: una vera metropoli, per l’epoca! Splendidi i panorami e davvero piacevole la passeggiata tra i resti preistorici e medievali.
Passeggiata facile, adatta a tutti e poco faticosa.

Il Lago di Mezzano (Valentano) –. E’ un luogo in cui è facile farsi prendere dalle suggestioni! Non a caso Mezzano è uno dei cosiddetti “laghi di Pilato” (il più famoso si trova ai piedi del monte Vettore, sui Sibillini), cioè uno di quelli in cui si racconta che il corpo del prefetto che condannò Gesù, affidato a un carro trainato da buoi, si sia inabissato. L’aspetto più interessante del lago è il fatto che, a parte un paio di edifici rurali, non ci sono tracce di insediamenti umani lungo le sue rive. In realtà, il lago è oggi molto più piccolo di quanto dovesse essere un tempo, prima delle bonifiche. La bellezza del paesaggio e la sua tranquillità ripagano della poca fatica fatta per raggiungere le rive erbose dello specchio d’acqua, lungo le quali si può ulteriormente passeggiare.
Passeggiata facile e adatta a tutti. Unico tratto con qualche difficoltà il tratto nel bosco, con una ripida discesa, ma comunque piuttosto breve.

Bosco del Sasseto (Acquapendente) – Tra Orvieto, Acquapendente e Bolsena, si estende un ampio altipiano, diviso in due parti dal confine tra Lazio e Umbria, su cui sorgono diversi borghi e si conserva un paesaggio di rara bellezza, con campi coltivati, pascoli e boschetti di querce. Il borgo di Torre Alfina è dominato dall’imponente castello che fu appunto dei Monaldeschi, ma che lega i suoi destini più recenti ai Cahen, e ai cui piedi si estende il Bosco del Sasseto, una vera meraviglia della natura. Vasto circa 65 ettari, conserva al suo interno numerosi alberi secolari (specialmente lecci, ma anche cerri e roverelle), oltre a specie arboree altrove diventate piuttosto rare, come i tigli. Grazie al particolare microclima, e alla presenza di numerose rocce vulcaniche sparse nel sottobosco (da cui il nome del bosco stesso), che aumentano l’umidità del soprassuolo, qui si possono trovare una vicina all’altra specie di ambienti molto diversi, oltre a essenze la cui presenza è dovuta all’intervento umano (come il castagno) e alle tracce dell’antica sistemazione voluta dal conte Edoardo Cahen, nato nel 1834 e molto legato a questa sua proprietà a cui dedicò, dopo la morte della moglie avvenuta nel 1884, gran parte delle sue energie. Proprio per ribadire il suo legame col bosco del Sasseto, scelse di farsi seppellire in un mausoleo in stile neogotico edificato al centro di una radura circondata dagli alberi, e qui riposa da oltre 117 anni (morì nel maggio del 1894).
Itinerario facile e poco faticoso, per tutti.

Il Monte Cimino – Il monte Cimino, con i suoi 1053 metri, è il più alto vulcano (spento) del Lazio, e anche il più antico, visto che la sua attività eruttiva si è fermata 800.000 anni fa. Ammantato di fitti boschi, in gran parte cedui, conserva però ancora qualcosa dell’antica Selva Cimina, il mitico e invalicabile bosco degli etruschi che i Romani ebbero sempre terrore ad attraversare, tanto era folto e spaventoso. In particolare, la vetta è circondata da una bellissima faggeta d’alto fusto, con esemplari secolari e un ricco sottobosco, caratterizzato anche dalla presenza di numerosi massi trachitici, utilizzati dagli appassionati di Bouldering, l’arrampicata libera sulle rocce.
Semplice passeggiata, poco faticosa e rilassante.

Grotte Santo Stefano (Viterbo) – Comune autonomo sino alla risistemazione amministrativa del 1927 voluta da Mussolini, Grotte Santo Stefano venne accorpata a Viterbo per incrementare la sua popolazione, in modo da renderla “meritevole” di diventare capoluogo di provincia (strappando il titolo a Civitavecchia). Con quasi 4000 abitanti, Grotte è una delle frazioni più popolose del capoluogo: di probabili origini antiche, fortificata nel Medioevo, deve l’interesse che suscita nei viaggiatori ad alcune emergenze naturalistiche e archeologiche di grande rilevanza, come il borgo di Montecalvello e l’antistante pianoro di Piantorena, sede di un antico castrum. Di Torena (o Thorena o Turrena: il suffisso Tor o Tur è di chiara origine etrusca) si hanno notizie documentali a partire dal XIII secolo, e già nel secolo successivo se ne perdono le tracce, sebbene il sito non sia stato del tutto abbandonato, come testimoniano la chiesa di San Salvatore, collocata al centro del pianoro, risalente al XV secolo, e il vicino monastero (ridotto a un rudere) opera del XVII secolo.
Semplice passeggiata, praticamente in piano e breve, molto rilassante.

La patria di Orlando (Sutri e dintorni) – Le chansons de geste medievali collocano la nascita del paladino Orlando a Sutri, dove la madre (sorella di Carlo Magno) si era rifugiata dopo essere stata scacciata dalla corte perché innamorata di un uomo non gradito. Secondo la tradizione, Sutri fu fondata dai mitici Pelasgi, il cui dio primigenio era Saturno, che gli Etruschi chiamavano Sutrinas, da cui il nome della città (nello stemma civico è rappresentato Saturno con una spiga in mano). Da vedere e fotografare la bella Villa Savorelli, oggi Parco Pubblico. Il pianoro della villa, oltre all’edificio che gli da il nome, comprende la chiesa di Santa Maria del Monte e uno splendido bosco di lecci secolari, che alcuni chiamano Bosco Sacro. All’estremità, affacciata verso il borgo di Sutri e a controllo della Cassia, si trova un castello detto di Carlo Magno, in realtà risalente al XIII-XIV secolo e dunque ben successivo al passaggio dell’Imperatore a Sutri. Secondo la leggenda, fu proprio a Sutri che Carlo Magno incontrò di nuovo la sorella Berta, col piccolo Orlando, e la perdonò, accogliendola di nuovo a corte. Nel corso della giornata si visiteranno altri siti archeologico-naturalistici non lontano dall’anfiteatro etrusco-romano.
Semplice passeggiata, adatta a tutti.

Testi di Marco Scataglini